LA CONVENZIONE DI ISTANBUL

Donne vittime di violenze fisiche e sessuali, persecuzione e stalking. Uccise dalla violenza dei loro compagni. Il 25 novembre è una data simbolo per far riflettere collettivamente sulla gravità di un fenomeno che non accenna ad arrestarsi. “Nei tribunali italiani si minano i principi e gli obiettivi della Convenzione di Istanbul e si ledono i diritti inviolabili delle donne”. Alcuni avvocati a due giorni dalla Giornata Internazionale contro la violenza alle donne denunciano lentezza, inadeguatezza nella valutazione del rischio e scarsa tutela dei minori.

Il trattato europeo è entrato in vigore da un anno e mezzo e nonostante sia un atto internazionale vincolante viene spesso ignorato con prassi giudiziarie che ostacolano la scelta delle donne di chiudere una relazione.  Quali sono gli articoli che vengono violati più spesso? In primo luogo gli articoli 49 e 50 della Convenzione perché le forze dell’ordine non sempre trasmettono con immediatezza la notizia di reato alle Procure lasciando le donne prive di tutela proprio nel momento in cui sono maggiormente esposte al rischio di violenze e di ritorsioni dal partner che è stato lasciato e denunciato.

Un altro aspetto è la sottovalutazione della pericolosità dell’autore delle violenza che non fa scattare le misure cautelari per prevenire altre azioni più gravi. L’ordine di allontanamento, per esempio, dovrebbe essere un provvedimento veloce per allontanare il maltrattante da casa o dai luoghi frequentati dalla donna eppure può accadere che trascorrano mesi prima che venga emesso (se viene emesso!)

Questo è quanto avviene nei nostri tribunali, dicono gli avvocati “sono una palese violazione dell’obbligo di dovuta diligenza che la Convenzione impone per contrastare la violenza maschile contro le donne”.

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