DOSSIER STATISTICO IMMIGRAZIONE 2014. RAPPORTO UNAR, DALLE DISCRIMINAZIONI AI DIRITTI”

La presenza di cittadini stranieri in provincia di Ragusa è sempre più un fatto strutturale. Un dato che ha delle ripercussioni di vario genere sia dal punto di vista sociale, che culturale ed economico. Se ne è parlato nel corso della presentazione dal titolo “Dossier Statistico Immigrazione 2014. Rapporto UNAR, dalle discriminazioni ai diritti”.

L’incontro, coordinato da Domenico Leggio, Direttore della Caritas diocesana, organizzato dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento Pari Opportunità, in collaborazione con le redazioni di IDOS e di “Confronti”, con la Caritas Diocesana di Ragusa e con la Struttura Didattica Speciale di Lingue e Letterature Straniere di Ragusa, si è svolto ieri presso l’Auditorium di Santa Teresa a Ragusa Ibla.

Durante l’incontro, un’analisi accurata ottenuta dai più recenti dati del Dossier Caritas Inea, ha permesso di fare il punto della situazione: una popolazione straniera, residente, pari a 22.660, con un incremento del 19,7% rispetto alle rilevazioni dell’anno precedente. Oggi i non italiani rappresentano in provincia di Ragusa il 7,1% sul totale della popolazione. Sono 380 i nuovi nati, pari al 13,2% della popolazione. Che siano gli stranieri ad aiutare il tasso di natalità del territorio lo dice il fatto che il numero medio di figli sia di 2,54 contro il nostro 1,28 a famiglia. Anche l’età media del parto vede più precoci le mamme che vengono dall’estero con una età media al parto di 27,4 anni. le mamme ragusane, invece, giungono al primo parto poco oltre i 31 anni.

Il maggior numero di stranieri è presente a Vittoria, con 5598 persone, il 40,7% delle quali sono donne. Segue il capoluogo Ragusa con 3892 con quasi la metà di presenze femminili. Molto numerosi igli immigrati stabili ad Acate che fa registrare la più alta incidenza di stranieri sulla popolazione. Un 25,4% che supera abbondantemente il dato di Santa Croce Camarina, Comune che viene spesso identificato con la massiccia presenza di non italiani.

I numeri, tuttavia mostrano che la più ampia presenza di immigrati si può riscontrare nelle zone in cui è possibile lavorare nelle serre e, più in generale, in campo agricolo. Ed è proprio sul settore che ha reso ricca la fascia trasformata che la Caritas sta puntando la propria attenzione con il progetto “Presidio”.

Un progetto che monitora la situazione sociale e lavorativa degli immigrati che vivono nelle campagne, spesso sperdute e poco raggiungibili, del territorio ibleo.

L’osservazione e le azioni di aiuto, tuttora in corso, dicono che nel lavoro in serra si contano tra le 15.000 e le 20.000 presenze. Prevalentemente si tratta di persone provenienti dalla Romania, Tunisia, Marocco, Algeria.

Il 40% di loro è impiegato in nero, ovvero senza il minimo rispetto delle tutele contrattuali, la restante parte viene definita dall’analisi Caritas, come “lavoro grigio”.

Ampie le zone di povertà e di serio rischio di degrado. La difficoltà nel raggiungere i presidi scolastici e sanitari sono i punti più delicati che il progetto “Presidio” sta cercando di curare.

Tornando ai dati generali, le nazionalità più presenti permangono quella tunisina (31,3%) e rumena (28,7%). A seguire l’Albania (14,2%) e il Marocco (6,5%). Numeri che sottolineano l’avanzare dei paesi dell’Est nel fenomeno migratorio verso questa parte dell’isola.

In ambito scolastico sono 3.371 gli alunni stranieri pari al 6,5% del totale.

Tra loro i nati in Italia, ma non aventi diritto al riconoscimento della nazionalità, sono 1.445 (42,9%).

Il 71,5% del totale frequenta le scuole delle infanzia, il 45,5% la primaria. Sono 7 le scuole con percentuale di alunni stranieri superiori al 40% del totale. Alte le percentuali tra i non ammessi alle classi successive nelle scuole primarie. Il 36,4% non riesce ad accedere alla secondaria di II grado (2°posto in Italia).

 

I risultati della Maturità, invece, sono in media più brillanti di quelli ottenuti dagli italiani.

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