INTOLLERABILI LE DICHIARAZIONI DI ALCUNI PARTITI

Il tema della riforma degli enti intermedi, alias Province, è da troppo tempo all’ordine del giorno senza che il legislatore siciliano sia riuscito, nell’arco di un triennio, a disciplinare la materia, che è sempre bene ricordare, ha ad oggetto enti di rilevanza costituzionale.

A far data dalla emanazione della legge regionale n.14 del marzo 2012, è sospesa la indizione dei comizi elettorali a suffragio universale per il rinnovo degli organi delle Provincie Regionali, e contestualmente non é stata trovata una soluzione per la indizione dei comizi elettorali di secondo livello, con la paradossale conseguenza che enti locali di rango costituzionale sono amministrati da tre anni da un solo organo, il Commissario straordinario nominato dal Presidente della Regione, e cioè da un soggetto funzionalmente esonerato da ogni e qualsivoglia responsabilità nei confronti dell’ente e della  comunità amministrata, chiamato a rispondere solo ed esclusivamente al Presidente della Regione.

In tutto aggravato dal dato che, troppo spesso, sono stati nominati soggetti “incompetenti” per ruolo e funzioni in precedenza svolti, come accertato dall’Autorità Nazionale Anticorruzione, o soggetti “incompatibili”, sempre per ruolo e funzioni in atto svolti, il che ha anche posto il tema della esclusività e terzietà dell’impegno dei Commissari nella gestione Province.

Fermo restando tutto questo, e fermo restando che il disegno di legge ieri all’esame dell’Assemblea, era ed è abbondantemente perfettibile, intollerabili si rivelano le odierne dichiarazioni da parte di esponenti di quei partiti che hanno gestito sino al 2013 tutte e 9 le province siciliane, che ne hanno stravolto la funzione istituzionale, trasformandole da enti di programmazione in meri enti di piccola e piccolissima  contribuzione di fiere e sagre, e che si sono opposti, nei primi mesi del 2012 al progetto di autoriforma che il Partito Democratico aveva proposto a tutte le Province Regionali, facendosi promotore di un disegno di legge di iniziativa popolare, approvato da almeno 5 Consiglio Provinciali, da presentare all’Assemblea Regionale Siciliana.

E’ bene infatti ricordare a tutti che il tema della riforma delle 9 Province siciliane, comprensivo della loro abrogazione perché ritenute “enti inutili”, nasce non perché la normativa di disciplina delle funzioni delle stesse risultasse errata, ma per la pessima gestione posta in essere, in maniera totalitaria, essendo al governo di tutte e 9 le Province, dai partiti, all’epoca di centro – destra (Forza Italia, Alleanza Nazionale, Popolo delle Libertà, UDC).

La Provincia vista come “contributificio di feste e festini” non derivava dalla legge di istituzione o dalle funzioni costituzionalmente e statutariamente attribuite, ma da una precisa, inequivoca e costante scelta politica degli amministratori di centro destra, da sempre denunciata dal Partito Democratico.

E sempre gli stessi partiti di centro – destra, tra il gennaio e il febbraio del 2012, hanno bocciato la proposta di autoriforma delle Province presentata dal Partito Democratico all’Unione Regionale delle Province Siciliane, che manteneva la democrazia diretta e il suffragio universale, di tal che tutti i cittadini eleggevano e potevano essere eletti, ma riduceva considerevolmente il numero dei componenti giunte e consigli, i loro compensi, sia diretta sia mediante la eliminazione del diritto di assenza per l’intera giornata, prevedendolo solo per il tempo dell’impegno istituzionale, laddove coincidente con l’orario di lavoro, e aumentava le competenze, con contestuale eliminazioni di ulteriori enti (Consorzi di Bonifica, ATO Rifiuti, Ato Idrico, IACP, Consorzi ASI).

Alla base del rifiuto, solo il desiderio di mantenere lo status quo, utilissimo in funzione elettorale, ma dannoso per le istituzioni e per la finanza pubblica, e per non mettere in discussione “privilegi” istituzionali ancora immodificati nel sistema degli enti locali.

Chi ha avuto tale gravissima miopia politica e istituzionale, non merita di ergersi a novello Solone!.

                       

 

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