OGGI MUORE LA DEMOCRAZIA A RAGUSA

Oggi muore la democrazia a Ragusa. La maggioranza pentastellata insieme al Movimento Città e a Partecipiamo, hanno deciso di annichilire e ridurre al silenzio le opposizione. Senza mai cercare uno straccio di condivisione e fuggendo da qualsiasi forma di dialogo, come imporrebbe un democrazia matura, specie in temi così importanti, oggi è stato praticamente modificato lo Statuto comunale». Dichiarano gli otto consiglieri d’opposizione (Sonia Migliore, Manuela Nicita, Elisa Marino, Maurizio Tumino, Giuseppe Lo Destro, Angelo Laporta, Gianluca Morando e Giorgio Mirabella).

«In tal modo – proseguono i consiglieri – saranno mortificate le esperienze politiche e il bagaglio culturale di buona parte dell’Aula in nome della tolleranza zero. Così come il sindaco mal sopporta i lavoratori, che legittimamente manifestano in difesa dei loro diritti, alla stessa stregua, mal sopporta l’attività di certi consiglieri, che nel pieno svolgimento delle proprie funzioni, vigilano sugli atti amministrativi, a volte veramente oscuri».

«La fretta genera mostri e perciò non si sono neanche preoccupati di seguire pedissequamente la legge in materia di modifiche statutarie, la quale chiaramente stabilisce come riforma, prima di essere discussa in Consiglio comunale, vada pubblicizzata mediante apposito manifesto, affinché i cittadini, singoli o associati, possano presentare osservazioni o proposte allo schema statutario. Questo però non è stato fatto, perché ancora una volta questa maggioranza ha operato in “allegria”.  L’avere pensato di contingentare i tempi di intervento in Aula dei consiglieri, di eliminare i Consigli dedicati alle attività ispettive, è sinonimo e testimonianza della precisa volontà di mettere un bavaglio alle opposizioni. Nonostante tutto noi rimarremo vigili, al di là del tempo che ci verrà concesso ed al di là dell’attenzione che questa maggioranza ci riserverà. Continueremo a svolgere con scrupolo il nostro lavoro e vigileremo senza farci intimidire, non per questo ci sottrarremo al dialogo, perché noi crediamo fermamente nei valori della democrazia e nei metodi democratici».

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