NESSUNA QUESTUA E’ PIU’ MOLESTA DI CHI STRUMENTALIZZA LA PAURA DELLA GENTE PER DICHIARARE GUERRA AI POVERI

Non si combatte la povertà attaccando i poveri. Alcuni assessori e consiglieri comunali sembrano tendere infelicemente a dimenticarlo. Sarà forse che, dietro la  maschera di un finto buonismo legalitario sbandierato in nome di una lotta senza quartiere a (sporadici) episodi di disturbo alla quiete pubblica, anche la città di Ragusa stia cercando sotto sotto di introdurre misure repressive contro chi chiede l’elemosina? Queste misure (Lega docet) identificano i mendicanti come un “fastidio sociale” dal quale difendersi, confondendo intenzionalmente questioni di sicurezza ed ordine pubblico con questioni che invece sono da ricondurre esclusivamente a fenomeni di povertà crescente e dilagante che riguardano oggi come non mai anche il nostro territorio e la nostra gente. Condanniamo in via preventiva le eventuali ordinanze inique, disumane e incivili che proibiscano ai poveri di chiedere l’elemosina per le vie del centro storico. Le città che hanno emesso o stanno per emettere ordinanze di questo tipo rappresentano un’Italia incivile, senza spirito di umanità, espressione di un Paese caduto nella barbarie. I poveri non sono mai un fastidio e non si può vincere la povertà togliendo i poveri d’attorno. Sappiamo bene che l’elemosina non è un ammortizzatore sociale, semmai è un fenomeno da scoraggiare, ma non certo da reprimere o criminalizzare. Per farlo bisogna conoscere chi sono le persone che sempre più spesso incrociamo per le strade, fuori dai supermercati o ai semafori, e capire come aiutarle. Per questo è importante che si faccia rete, per portare avanti un’operazione integrata che coinvolga l’amministrazione comunale, i servizi sociali, i gruppi e le associazioni che nel territorio si occupano di integrazione, solidarietà ed assistenza, per soddisfare gli eventuali  bisogni di chi si trova nella infelice condizione di chiedere l’elemosina. Paradossalmente proprio nel tempo in cui viviamo, stretti nella morsa di una crisi che non è solo economica e della quale non si vede una via d’uscita,  si fa sempre più fatica di accettare la povertà dell’altro. Chi fa politica senza partire dagli emarginati fa il gioco, nolente o volente, di un sistema che in modo cinico e perverso schiaccia i deboli (i senza casa, i senza reddito, i senza diritti) nella morsa della povertà per far arricchire sempre di più chi già ricco lo è di suo. Un’analisi attenta delle cause della povertà, che non criminalizzi l’elemosina, ma vada oltre, individuandone radici e responsabilità con l’obbiettivo di eliminarla, è la strada da seguire. Fare invece leva, al primo campanello d’allarme, sulla possibile presenza di fenomeni di racket, allarmando tutta la comunità, rischia di criminalizzare tutti i poveri senza fare le indispensabili distinzioni. Non è giusto, non è umano. Noi stiamo dalla parte dei più deboli, sempre, anche a costo di risultare impopolari. Nessuna questua è più molesta di chi fa a gara per strumentalizzare la paura della gente e dichiarare guerra ai poveri.

 

 

 

 

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