CON I GIOVANI PER RIDARE UN CUORE ALLA CITTÀ

Un gesto di fiducia nei giovani è stata la preghiera per la città l’ultimo venerdì di gennaio a Crisci ranni. E i giovani sono venuti dentro uno spirito di semplicità e di gratuità che faceva percepire la bellezza di un riunirsi a partire dal cuore. Non c’era, infatti, niente che potesse attirare se non l’invito a ritrovare insieme il cuore della città, a ripensare la città con sensibilità e attenzione, a mettere il cuore in tutto quello che si fa e si vive. Pensando, nella vigilia della sua festa, a santi come don Bosco che hanno tanto amato i giovani, partendo da giovani che erano diventati scarto della società e da lui trasformati, grazie ad una dedizione senza limiti, in uomini e cittadini. Lo ha ricordato don Manlio Savarino, assistente della Caritas diocesana, presiedendo l’eucaristia, sottolineando che molto spesso ci si preoccupa troppo di seminare, dimenticando che anzitutto conta la terra. E la terra è il cuore dei giovani in cui Dio ha già seminato: si tratta solo di aiutare ad emergere tante potenzialità. E di non avere paura di proporre quelle utopie che diventano feritoie di un mondo nuovo – ha detto il diacono don Paolo Catinello (l’altro assistente della Caritas diocesana) citando don Tonino Bello, grande e credibile testimone del Vangelo. Che così si rivolgeva ai giovani: «Se voi lo volete, se avete un briciolo di speranza e una grande passione per gli anni che avete … cambierete il mondo e non lo lascerete cambiare agli altri. Vivete la vita che state vivendo con una forte passione.  Non recintatevi dentro di voi circoscrivendo la vostra vita in piccoli ambiti egoistici,  invidiosi, incapaci di aprirsi agli altri. Appassionatevi alla vita perché è dolcissima. Mordete la vita! Non accantonate i vostri giorni, le vostre ore, le vostre tristezze  con quegli affidi malinconici ai diari. Non coltivate pensieri di afflizione, di chiusura, di precauzioni. Mandate indietro la tentazione di sentirvi incompresi. Non chiudetevi in voi stessi, ma sprizzate gioia da tutti i pori. Bruciate… perché quando sarete grandi  potrete scaldarvi ai carboni divampati nella vostra giovinezza». Le parole di don Tonino hanno avuto eco nell’adorazione che ha prolungato la celebrazione eucaristica come momento di intercessione per tutti i giovani e per coloro che hanno cura di loro. Per i giovani – come hanno loro stessi invocato – si è pregato perché non si smarrisca l’essenziale e si colga l’importanza di esperienze come il volontariato in cui è più quello che si riceve di quello che si dà. Per i giovani si è ancora pregato ricordando tutti coloro che nel mondo vivono in situazione di guerra e di povertà, come nella comunità gemella di Muhanga o in Siria, dove – l’ha comunicato proprio nel contesto di una preghiera del cuore – don Corrado Lorefice andrà prossimamente per una condivisione di fede e di riflessione sul Concilio Vaticano II con un popolo duramente provato da un conflitto che non si riesce a fermare. E si è pregato per coloro che hanno educativa perché nessun giovane resti senza una persona affidabile accanto. Imparando da Dio l’arte di educare, ricordando – con don Bosco – che l’educazione è cosa del cuore, e non una tecnica o un mestiere. Come pure ha testimoniato don Puglisi. Ed è un segno bello che quest’anno, alla fine della celebrazione della festa di don Bosco, vi sarà uno scambio di immagini di don Bosco e don Puglisi tra quanti colgono in questi testimoni l’ispirazione di un quotidiano e silenzioso impegno educativo a partire da quelle che papa Francesco chiama le periferie esistenziali.

 

 

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