AVERE IL CORAGGIO DI COSTRUIRE NEL NOSTRO PAESE UNA SINISTRA UNITA

La  crisi della Sinistra Italiana crediamo che si stia consumando così lentamente da apparire quasi indolore, in realtà non c’è morte peggiore preceduta da lungo periodo agonizzante ed è questo il momento  che la Sinistra Iitaliana sta vivendo, un’agonia straziante ed angosciante, che spera ancora in un miracolo. Abbiamo tutti soprasseduto seppur a denti stretti all’indispensabilità delle larghe intese davanti alla crisi capitalistica che investe tutt’ora l’Italia, dimostrando in tal modo un forte senso di responsabilità nei riguardi del Paese. Tuttavia crediamo che sia necessario tornare a discutere dell’approccio organizzativo, e quindi tutto politico di una lotta che interessa sempre più chi si definisce di sinistra.

Ricostruire la sinistra in Italia vuol dire cominciare a ridefinire i confini della politica a cominciare dal lessico, dal linguaggio e dal significato che si da’ alle parole. La conoscenza di sé stessi è, prima di tutto l’elemento primario per poter comprendere gli altri, e nella distinzione, continuare ad avere sempre maggiore consapevolezza di chi si è e di cosa si vuole.

E allora,  bisogna essere chiari nell’appunto e netti nella stesura di un PROGRAMMA DELLA SINISTRA ITALIANA, che esprima a chiare lettere cosa voglia dire essere oggi di sinistra.

Un programma che parli di PARTECIPAZIONE ATTIVA, di SOLIDARIETA’ SOCIALE, di EQUITA’ SOCIALE, di  ISTRUZIONE, di LAVORO…

La PARTECIPAZIONE è una sfera dell’agire individuale e collettivo che si realizza nella vita comunitaria come nel lavoro e nelle relazioni politiche e istituzionali. E’ un importante fattore di coesione sociale ed è anche un formidabile veicolo della cultura di solidarietà e responsabilità. E’ la base della nostra tradizione democratica che si esplica nel voto, nelle assemblee elettive, nella vita istituzuionale, ma che ha le sue fondamenta in questo diffuso e profondo tessuto democratico e partecipativo.

Oggi viviamo ancora una crisi profonda delle istituzioni e del rapporto tra istituzioni e cittadini; la partecipazione, come la solidarietà sociale vengono talora considerate un peso. La politica si organizza secondo un processo leaderistico e lobbistico, prevale una cultura individualista, la vita democratica si restringe e la visione del bene comune si appanna e si distorce. Dobbiamo saper rinnovare il patrimonio storico della nostra democrazia partecipativa, nelle istituzioni e nel libero associazionismo, non dobbiamo rinunciare ad una delle peculiarità positive della vita italiana, alla sua forza di coesione sociale, alla qualità sociale che induce e che diventa anche fattore di competitività nei nostri territori.

“Partecipazione attiva e solidalietà sociale” devono tornare ad essere terreno di innovazione nella politica, non semplicemente il conflitto tra società civile e politica, ma un progetto in cui possa tornare a svolgersi positivamente la formazione della personalità dei cittadini, l’adempimento dei valori e dei doveri della vita repubblicana e il perseguimento del bene comune e del progresso sia materiale che spirituale della società.

Quell’innovazione che è testimoniata dalla forza del Terzo Settore, nella difesa e nel rinnovamento del walfare, dalla vitalità dei movimenti nel chiedere il rinnovamento della politica, dalla competitività dei modelli di sviluppo locali fondati sulla coesione e sulla partecipazione.

Il tema della tutela e della riproduzione del nostro tessuto democratico è sceso agli ultimi posti dell’agenda politica, è urgente che torni tra le priorità, prima che sia troppo tardi, prima che il Paese ne perda totalmente e irrimediabilmente la percezione. Perderebbe la sua memoria e il suo futuro.

UN PROGRAMMA DELLA SINISTRA che parli di “EQUITA’ SOCIALE”, nel quale i diritti debbano essere uguali per tutti e debbano essere stabiliti da leggi e regole democratiche e non concesse dal paternalismo di oligarchie basate su una visione distorta del potere. Non vi potrà mai essere sviluppo se questo non comporta un miglioramento dell’esistenza  per l’intera società e non vi può essere miglioramento senza giustizia sociale. Non vi può essere Speranza di futuro in un Paese dove il  10% delle famiglie detiene l’80% delle ricchezze e a pagare le tasse sono soltanto il restante 90% delle famiglie che tutte insieme si debbono accontentare di dividersi il 20% delle ricchezze restanti.

Contro tali disuguaglianze, ingiuste ed eccessive, la politica sociale deve promuovere processi di redistribuzione delle risorse, materiali                                                                                  e immateriali, con il duplice obiettivo di garantire a tutti pari opportunità di partenza e di aiutare ognuno ad autopromuoversi permettendo a tutti di raggiungere non tanto un minimo vitale quanto piuttosto un traguardo di ben-essere, che assicuri una vita libera e dignitosa.L’Italia in tal senso necessita di un forte recupero di efficienza, occorre rivalutare parole come “meritocrazia e competenze”.

UN PROGRAMMA DI SINISTRA che parli di ISTRUZIONE: Oggi il diritto all’ istruzione è senza dubbio una delle basi più solide sulla quale poggia la nostra Costituzione e la nostra società, ed è un punto di riferimento imprescindibile, per questo crediamo che non ci possa essere futuro se la scuola non è pubblica e alla portata di tutti e connessa al mondo del lavoro attraverso la ricerca.

UN PROGRAMMA DELLA SINISTRA che parli di LAVORO: il concetto di lavoro come “azione che conferisce dignità all’uomo” e per utilizzare le parole di Marx, che permette di interagire con la natura per modificare in meglio le proprie condizioni di vita. Conosciamo tutti il 1° articolo della nostra Costituzione, ognuno nella sua forma personale, a volte distorta, ma dovremmo aver chiaro di cosa si tratta. Per fissarlo bene in mente lo riproponiamo nella sua forma integrale:

art 1
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

..fondata sul lavoro. Ma se il lavoro manca?

art 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto..

..Repubblica, dove sono le condizioni affinché questo diritto venga reso effettivo?

sempre l’articolo 4
..Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

..quale crescita materiale o spirituale può avere una società che non garantisce ai suoi cittadini le condizioni adatte al regolare svolgimento di un lavoro? Una società che ti mette in condizione di accettare un lavoro in nero e dichiara di combatterlo..

art 35
La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori…

..credo ci sia poco da dire, basta fermarsi a leggere e pensare due secondi di più. Come si cura la formazione e l’elevazione professionale di un lavoratore?
Grazie ad un contratto di inserimento oppure grazie al contratto di lavoro a progetto?
Grazie al contratto di lavoro intermittente o a chiamata?
Grazie al contratto di somministrazione di lavoro? Oppure grazie al contratto di lavoro interinale?
…Cara Repubblica, questi contratti non aiutano il lavoratore, né chi                                                                           cerca lavoro. Questi contratti aiutano a “lavoricchiare”, che non significa lavorare, aiutano a respirare a stento, che non significa vivere.
Si potrebbe quasi azzardare a dire che violino l’articolo 4 in quanto non concorrono al progresso materiale o spirituale della società.

art 36
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa

..questo articolo non può essere soggetto a mille interpretazioni differenti, è chiaro, tristemente chiaro: assicurare al lavoratore e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
Eppure c’è chi non riesce ad arrivare a fine mese, famiglie che per necessità si rivolgono a mense pubbliche. Che si spaccano la schiena per far sì che i propri figli riescano a condurre una vita dignitosa, che per farlo si mettono in fila durante le distribuzioni di generi alimentari, ad occhi bassi, perché nonostante i propri sforzi sono lì a fare ciò che non avrebbero mai creduto, mendicare per un pasto. Mendicare per vivere. Articoli scritti nero su bianco, con valore legale, ma che in alcuni casi si trasformano soltanto in parole, parole senza alcun garante che le faccia davvero rispettare, parole da poter calpestare.

Gli ultimi dati  sulla situazione economica della Sicilia resi noti da Bankitalia sono l’ennesima conferma che siamo in una situazione di declino economico inarrestabile.

Il quadro economico e sociale è drammatico:

Le aziende non  investono, perché il sistema bancario non concede alcun tipo di finanziamenti, quelle più colpite sono le pmi che come sappiamo bene sono il motore della nostra economia . Ecco alcuni dati significativi riguardanti le imprese attivate nel 2014 sono state 16552, sempre nello steso periodo le imprese cessate risultano 17407.  Continua la flessione dell’attività produttiva per l’edilizia e in modo particolare nel ragusano , dove storicamente l’edilizia è sempre stato uno dei settori trainanti dell’economia di zona. Le esportazioni si sono ulteriormente ridotte rispetto ai dati già deludenti degli anni passati. Il tasso di disoccupazione è risultato superiore ai dati registrati sia nel mezzogiorno sia a livello nazionale, siamo al 61 %  , 6 persone su 10 non hanno un lavoro, e una parte di questi ha addirittura  rinunciato a cercarlo. E tutto questo è aggravato dalla classe politica siciliana, che  incapace e incompetente, attenta solamente a fare nuove nomine e a salvaguardare la cosidetta casta, non si accorge e non si preoccupa di correre velocemente per definire una strategia economica, sociale e politica per risolvere  tutte queste emergenze,e soprattutto di trovare una soluzione che porti ad effetti incisivi sulle politiche del lavoro. Il Presidente Crocetta e la sua nuova giunta si dedichino a queste emergenze, a queste esigenze che da anni sono la principale priorita di noi siciliani.si deve riprendere il dialogo e il confronto  sia all’interno del partito stesso,che con i vari sindacati e le varie associazioni in modo da affrontare e risolvere la più grave emergenza economica e sociale dal dopoguerra ad oggi. Dinanzi ad un quadro sociale ed economico così preoccupante non può essere considerato tollerabile l’assenza di un partito politico come il PD, che si è sempre distinto per aver reso i valori della sinistra suoi fondamenta. Il PD si trova in un momento di crisi, si trova in un terreno di oggettiva difficoltà a tenere uniti le diverse correnti con accuse di “ purismo” da una parte e di “opportunismo” dall’altra.

Bisogna avere il coraggio di costruire in italia una sinistra unita che possa diventare una alternativa  al PD e  al neoliberismo, non vogliamo essere una minoranza all’interno di un partito costellato da  tante anime ,ma vogliamo essere il punto di riferimento per la maggioranza di quegli elettori,di quei cittadini,  che nella sinistra si rivedono e ci credono. O si parla di scelte concrete o si rischia che le forze della sinistra si disperdano come sabbia al vento…

Nella foto: da sinistra Carlo Ghezzi, Pietro Folena, Silvia Cassibba

 

 

 

 

 

 

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