AMORE E MORTE

E’ come pretendere di tracciare una traiettoria che abbia come tema il “tutto”! Forse è proprio il caso di dire che l’amore è tutto, e con questo ogni cerchio si chiude…..

La vastità, l’indecidibilità del tema richiedono una sua specificazione, una riduzione. Che consenta una qualche trattabilità e, al contempo, conservi una qualche misura dell’universalità originaria.

Scegliamo. E la scelta la facciamo cadere sulla declinazione dell’amore che lo vede contiguo all’esperienza della morte, della fine della vita. E dunque, anche, alla fine dell’amore stesso, che può solo promettersi di sopravvivere a se stesso nella forma di un sogno condiviso, di un’allucinazione meravigliosamente co-abitata.

Il tema abita il cinema da tempo. Ma non aveva mai raggiunto la determinazione, l’onestà, il rigore drammaturgico, l’asciuttezza espressiva che ha Amour,  di quel cineasta del confine che è Michael Haneke.

Il tris di attori impegnati è il valore aggiunto del film: Isabelle Huppert, Emmanuelle Riva e soprattutto Jean-Louis Trintignant, che supera i limiti della umana capacità di rappresentare l’anima mediante il linguaggio della recitazione.

Una discesa negli abissi della solitudine e della vecchiaia. Un’ascesa dalla matericità dell’amore sensuale all’essenzialità dell’amore come dono, come certezza, come totale dedizione, fino alla microfisica del gesto pietoso definitivo. Nel gelo di una cinematografia completamente essiccata di ogni orpello contenutistico e asservita ad una forma perfettamente aderente al tema.

Il canto che Leopardi dedica al binomio Amore e Morte è struggente e possente insieme, specie quando il poeta declama

Quando un amore penetra

In un cuore, si fa strada anche

Un desiderio di morire.

Non conosco il perché, ma il primo

Effetto dell’amore è tale.

Che supera ogni immaginabile riduzione dell’amore alla mera contemplazione della bellezza. O alla fugace esperienza della sua inattingibilità. E che invece proietta il lettore nella cruda, vera realtà del sentire: l’ambivalenza fra la vita e il suo contrario, fra il desiderio e il desiderio di morire di esso!

Bill Evans è il poeta del piano jazz che ha fatto della sua musica un canto di esplorazione del border in cui si toccano e si mischiano amore e morte. La sua lenta ma inesorabile realizzazione nella vita della sua poetica musicale lo consumò precocemente e precocemente lo portò via,  giusto il tempo di regalare al mondo alcune fra le gemme più preziose della musica di ogni tempo: Peace Piece, Blue in Green, We will meet again, I will say goodbye, Waltz for Debby grondano pietas, un dolce anelito al ricongiungimento con qualcosa che si è perduto per sempre, una malinconica nostalgia per un amore nella sua forma più ingenua, un desiderio insopprimibile della morte.

 

 

 

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