ALZHEIMER: CONFERMATO IL LEGAME FRA BENZODIAZEPINE E MALATTIA

Un recente studio francese, pubblicato nell’ultimo numero del British Medical Journal (agosto 2014), conferma che l’uso regolare di benzodiazepine (ansiolitici), per un periodo superiore a tre mesi, aumenta notevolmente il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer.

 

Le benzodiazepine sono farmaci psicotropi che agiscono sul sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale) con effetto ansiolitico, cioè contrastano l’ansia, producono inoltre rilassamento muscolare, inducono il sonno e hanno un effetto amnesico, causano cioè problemi di memoria. Per intenderci, la classe di farmaci a cui ci riferiamo è quella di cui fanno parte, fra gli altri, Xanax, Lexotan, EN, Ansiolin e Tavor.

 

Questi farmaci sono comunemente utilizzati per il trattamento di disturbi come ansia, spasmi, insonnia, convulsioni, o agitazione durante l’astinenza da alcol. Il periodo di tempo che è considerato “prolungato” è di soli 3 mesi, ma molte persone assumono ansiolitici (per sedare l’ansia e per dormire) per anni se non decenni.

Com’è già noto, l’uso prolungato di questi farmaci produce assuefazione (necessità di dosi maggiori per ottenere lo stesso effetto), dipendenza (difficoltà o impossibilità di interromperne l’assunzione) e la sospensione può causare sintomi di astinenza (recidiva dei sintomi, più tipicamente la potenziale caduta della pressione arteriosa, allucinazioni, psicosi, allucinazioni, convulsioni, malessere). Lo studio condotto in Francia aggiunge agli effetti collaterali già noti un altro effetto, ovvero un aumento significativo della possibilità di sviluppare il morbo Alzheimer, una delle più note malattie neurodegenerativa, che in Italia colpisce centinaia di migliaia di persone ogni anno.

 

Lo studio è stato condotto su un campione di quasi 9.000 persone di età superiore a 66 anni, seguiti per 6-10 anni e ha dimostrato come l’assunzione giornaliera di questi psicofarmaci per diversi mesi aumenti il rischio di sviluppare una malattia neurodegenerativa:

 

•           una volta al giorno per 3 – 6 mesi aumenta il rischio di malattia di Alzheimer del 30%

 

•           una volta al giorno per più di sei mesi aumenta il rischio di Alzheimer del 60-80%.

 

Ho voluto dedicare un articolo a questa ricerca perché, come detto, le benzodiazepine sono farmaci molto usati, è quindi opportuno che le persone sappiano quali sono i rischi connessi con trattamenti prolungati di questo tipo. Come si è detto, questi farmaci sono spesso usati nella cura dell’ansia e dei disturbi del sonno, in realtà essi non hanno un effetto curativo, cancellano solo temporaneamente il sintomo, ma non risolvono il problema, per cui i sintomi tendono a ripresentarsi dopo l’interruzione del trattamento. Questo porta spesso a prolungare la cura oltre le raccomandazioni delle autorità sanitarie (non più di 12 settimane), molti pazienti infatti continuano ad assumere i farmaci per anni, andando incontro alle conseguenze di cui si parla in questo articolo.

            Ricordo che, tanto l’ansia quanto i disturbi del sonno, sono di origine psicologica quindi è in quest’ambito che va realizzata tanto la diagnosi, quanto il trattamento.

 

Dott.ssa Sabrina D’Amanti psicologa e psicoterapeuta

cell. 393.4753696 mail sabridama@tiscali.it

Studio di psicoterapia a Vittoria e Ragusa

 

 

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