“LUIGI MACCHI DAL SOCIALISMO ALLA “NUOVA DEMOCRAZIA”

E’ da qualche giorno nelle librerie “Luigi Macchi – dal Socialismo alla “Nuova Democrazia”,  la nuova opera del prof. Giuseppe Miccichè  ( giusmic 1 @ alice.it ) che  viene ad arricchire la storiografia sui movimenti politici e le grandi figure  operanti nella nostra isola.

Il libro  ( 206 pagine ) è la biografia di un uomo, ma al tempo stesso è un affresco della vita politica e  delle lotte dei partiti in Sicilia, del grande scontro  tra progresso e  conservazione. Col De Felice, l’indimenticato tribuno catanese, Macchi fu in Sicilia il maggiore rappresentante del socialriformismo, che a livello nazionale fece capo a Leonida Bissolati, e quale componente cospicuo del movimento socialista si caratterizzò per le posizioni legalitarie, gradualiste, che lo distinsero nettamente dal socialismo massimalista e  dal  comunismo.

Miccichè segue fedelmente i momenti di crescita di Macchi quale politico, avvocato penalista, parlamentare, sulla base di una ricchissima documentazione. Dalle pagine emerge la figura di un grandissimo oratore, avvocato penalista tra i maggiori del tempo,  socialista per profonda convinzione, propagandista tra i più ascoltati. Ai primi del ‘900 Macchi si impegnò per il riscatto dei lavoratori, promosse la costituzione di leghe di miglioramento e circoli e guidò i lavoratori di campagna e di città in tante lotte per il miglioramento delle loro condizioni di vita, che allora  erano veramente tristi. Divenne così popolarissimo nella provincia etnea, col De Felice, ma ancor di più nel collegio di Comiso, dove ebbe compagni di lotte  Terranova, Molè, Schirò, Di Vita, Campanozzi.

 Interessante nel libro è il ricordo di Macchi quale amministratore comunale e provinciale, pro-sindaco e assessore ai LL.PP., artefice del piano regolatore del quartiere nord-est che modernizzò Catania (la Milano del Sud) illuminando di viva luce “l’età defeliciana”. Deputato dal 1914, si schierò tra gli interventisti, sostenendo, in contrasto col neutralismo e il pacifismo del Psi, che l’Internazionale non esclude la patria e che il  proletariato deve sentirla come propria.

– Estremamente dense nel libro sono le pagine che Miccichè dedica all’attività parlamentare di Macchi. Divenuto figura di spicco  alla Camera, sottosegretario nel governo Bonomi, quando ebbe inizio la reazione fascista come tanti socialriformisti, liberali, cattolici, ecc. criticò le violenze degli squadristi, ma anche quelle dei socialisti massimalisti e dei comunisti.. Dopo il delitto Matteotti si avvicinò a Giovanni Amendola di “Nuova democrazia” e fu tra gli antifascisti “aventiniani”, fin quando nel ’26, dichiarato decaduto per le leggi eccezionali, ritornò nelle aule giudiziarie  e a Catania sino alla morte, avvenuta nel ’42,  fu punto di riferimento per  quanti erano rimasti legati al socialismo, alla democrazia e alla libertà

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