RANDAGISMO ” LE MINACCE” NON SERVONO

“Nonostante sia stata minacciata pubblicamente da un noto esponente politico ed animalista, con metodi che ricordano certe pratiche tanto in uso nella nostra amata Sicilia, non posso esimermi dal denunciare ciò che non va nelle politiche di questa Amministrazione in merito al randagismo e alla gestione del rifugio sanitario (canile). Non posso occuparmi di animali? Piuttosto bisogna fare chiarezza una volta per tutte e cambiare un sistema che non va”. Dichiara Sonia Migliore, consigliere comunale e portavoce in Consiglio del Laboratorio politico culturale 2.0.
 
“Apprendiamo – prosegue la Migliore – che il 21 ottobre 2014 l’Amministrazione ha convocato un tavolo tecnico con l’Asp, le associazioni animaliste e i vigili urbani, per discutere di randagismo”.

“Un’unica grande verità è fuoriuscita da questo incontro: siamo in emergenza. Il canile con cui il Comune opera è saturo e non ci sono più posti. Ma questa non è una novità, infatti lo scorso 15 maggio, con la nota numero di protocollo 38608, l’associazione che gestisce il rifugio sanitario, aveva comunicato all’Amministrazione che (riporto testualmente): “non sono più disponibili box liberi, neanche per i casi di estrema urgenza e pertanto non è possibile, attualmente, la degenza di ulteriori animali”. Cosa ha fatto l’Amministrazione da allora?
Per ovviare a questa situazione, dal tavolo tecnico è emersa la proposta di re-immettere nel territorio i cani tramite la cattura programmata con l’utilizzo di un particolare recinto trappola, il cui noleggio, però, pare ammonti a circa 10 mila euro per soli 15 giorni. Altri soldi che andrebbero a sommarsi ai 300.000,00 euro che l’Amministrazione spende ogni anno per contrastare il randagismo. Questo è semplicemente assurdo, visto che Ragusa con questa somma riesce a gestire appena 220 cani, mentre Perugia, con la stessa cifra, cura ed accudisce più di 700 animali.  Ricordiamo che oltre alla convenzione per il rifugio sanitario, di circa 80 mila, ne esiste un’altra con un’impresa privata per circa 150 mila euro; con la quale esiste un contratto già scaduto pluriprorogato, con una gara, come al solito andata deserta, quindi un’altra proroga, un bando rivisto e corretto, ma con un servizio ancora da aggiudicare”. 

“Ma le sorprese non finiscono. Sempre da questa riunione è emersa un’altra notizia, alquanto sconcertante: nel nostro rifugio sanitario risulterebbero circa 50 cani alcuni non vaccinati o non microchippati o non sterilizzati e quindi non essendo a termine di legge non sono re-immettibili nel territorio. Per maggior contezza, ovviamente, ho richiesto copia del documento prodotto dall’Asp e messo agli atti. Ma a questo punto mi chiedo: come è possibile che ciò sia accaduto? Nella convenzione firmata tra Comune e l’Associazione, che gestisce il rifugio, si fa espressamente obbligo di vaccinare, microchippare e sterilizzare tutti gli animali appena catturati. Perché non è stato fatto? Perché l’Amministrazione non l’ha verificato?
Per altro l’obbligo di tali procedure, per la re.-immissione nel territorio, è pure oggetto di un protocollo d’intesa siglato il 10 febbraio scorso sempre tra l’Amministrazione e l’Associazione suddetta per una somma di 10 mila euro. La questione randagismo è un pozzo senza fondo”.

“L’Amministrazione, non dimentichiamolo, ha stilato anche un altro protocollo d’intesa questa volta con l’Enpa, il 22 ottobre del 2013 (delibera di Giunta n° 424), poi prorogato il 13 maggio 2014, per altri sei mesi (delibera di Giunta n° 232) per un totale di 9 mila euro, finalizzato al contenimento del randagismo. Altroché 300.000,00 per i randagi, così i soldi non basteranno mai e il problema del randagismo non verrà mai risolto, infatti oggi scopriamo pure di essere in emergenza e che occorrono altri 10 mila euro per per noleggiare il recinto trappola”.

“Adesso, piuttosto che minacciare e provare ad intimidirmi – conclude la Migliore – ritengo sia necessario rivedere tutto l’intero sistema. Per tutti questi motivi ho richiesto al Comune ogni singola carta riguardante i randagi per provare a fare chiarezza e mettere in ordine la questione e sopratutto capire di chi sono le responsabilità. Non si può fare propaganda sugli animali con i soldi pubblici, se non si è in condizione di assicurare una felice convivenza tra cittadini ed animali, tutelando la sicurezza e la dignità di entrambi, bisogna farsi da parte”.

 

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