IL MONTEPULCIANO NON TOSCANO

L’uva montepulciano, da non confondere assolutamente con la DOCG Vino nobile di Montepulciano, che si ottiene da un altro vitigno, è un vitigno a bacca nera, coltivato prevalentemente in Abruzzo, nelle Marche, nel Molise e in Puglia, meno diffusamente in altre regioni del centro e sud d’Italia; questo perché trova lungo la costa adriatica la sua zona di elezione, in particolare nelle zone montagnose. È senza ombra di dubbio un vero e proprio vitigno di montagna che non ama le altitudini basse.

Il montepulciano si presta a molte interpretazioni. Dà buoni risultati nella vinificazione in rosato, si presta discretamente nella versione di pronta beva, ma soprattutto può sorprendere nella veste di vino da invecchiamento. Rientra in moltissime DOC italiane, ma i migliori risultati si ottengono in Abruzzo e nelle Marche.

Il nome del vitigno è stato dato probabilmente dai commercianti di lana toscani che pensavano si trattasse di uva sangiovese trapiantata in Abruzzo. In verità, il montepulciano non ha nulla a che fare con il sangiovese e probabilmente si tratta di un vitigno autoctono della sponda centrale dell’Adriatico, forse di origine greca. Il nome con cui è conosciuto pone, però, un problema non irrilevante, giacché è lo stesso della città toscana dove si produce la DOCG Vino Nobile di Montepulciano. Questo potrebbe trarre in inganno il consumatore e, visto che nelle dispute di questo genere prevalgono le indicazioni geografiche, è abbastanza evidente che prima o poi si dovrà cambiargli il nome.

È un vitigno di produttività molto abbondante e questa è stata la causa della poca attenzione che ha avuto in passato e che ancora, molto meno rispetto al passato, affligge la nomea di questo vitigno. Sono molti, infatti, a considerare il moltepulciano un vitigno mediocre, inadatto alla produzione di grandi vini. Eppure negli ultimi vent’anni molte cose sono cambiate. La caparbietà di alcuni storici produttori abruzzesi ha dimostrato che questo vitigno era molto più di un vitigno gradevole da pasto. Alcune versioni di pregevole fattura hanno provato che il montepulciano coltivato con le dovute cure, ma soprattutto limitando la generosità di frutto che offre questo vitigno, era possibile creare un vino di grande struttura destinato a un notevole invecchiamento senza subire cedimenti di nessun tipo.

Gli ottimi risultati ottenuti da questi storici produttori ha attirato in Abruzzo una notevole quantità di nuovi imprenditori del vino. Sono moltissime le nuove aziende vitivinicole che lavorano con una filosofia moderna e che puntano alla conquista di uno spazio nel mercato estero.

Fino a pochi anni fa’ il montepulciano era un vino che fuori dall’Italia era destinato soltanto alla comunità italiana, in particolare quella abruzzese, residente all’estero. Assieme ai vari lambrusco si è fatto la nomea di vino economico abbastanza bevibile. Sebbene questa immagine stia lentamente cambiando, il montepulciano è ancora considerato in molti paesi un vino economico per il quale non vale la pensa spendere più di una certa cifra.

Un passo importante verso la rivalutazione di questo vitigno si è avuto con la nascita della DOCG Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane nel 2003. Non è tanto il terroir a differenziare il Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane dalla generica DOC Montepulciano d’Abruzzo, bensì le regole del disciplinare, soprattutto quella che riguarda il limite delle rese. La DOC Montepulciano d’Abruzzo consente rese decisamente alte (14 t/ha) a differenza della DOCG (9.5 t/ha). E’ impossibile tracciare un unico profilo globale a un disciplinare con delle rese così alte. La qualità del vino dipenderà infatti dal singolo produttore, che deciderà se produrre il massimo possibile o se imporsi un limite delle rese in modo da ottenere un vino più concentrato e più ricco di sapori.

Se il montepulciano marchigiano ha riscontrato maggiore successo in passato, oggi sta accadendo il contrario, lo si deve al fatto che erano in molti, eccetto i marchigiani, a sapere che la DOC Rosso Conero e soprattuto la DOCG Conero prevedono come vitigno principale (minimo 85%) il montepulciano.

I vini da uva montepulciano in genere, sono di colore rubino con riflessi porpora in gioventù, con colore molto concentrato, giacché è un’uva tintoria. Tipico è il profumo di ciliegia fresca e la forte intensità olfattiva. È abbastanza comune riscontrare una sensazione alcolica all’olfattiva, fattore che lo ha sempre penalizzato nell’eleganza, così come la caratteristica nota animale che in certi casi può essere un po’ troppo evidente, ma che viene addomesticata con un passaggio in barrique. Fortemente fruttato, floreale, presenta, ovviamente nelle versioni più importanti, anche note terziarie, ematiche e note vegetali. Caldo, con una discreta acidità che si accentua quando i vitigni sono in altitudini maggiori, morbido, tannico e sapido.

Il Montepulciano d’Abruzzo nelle versioni importanti riesce a ottenere anche un notevole potenziale d’invecchiamento, che nelle annate migliori arriva ben oltre i dieci anni.

 

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