IL SUCCESSO DI BORDEAUX

La zona vitivinicola di Bordeaux è collocata nella regione francese della Gironde, all’altezza del 45° parallelo, a metà strada tra il polo e l’equatore. Qui viene prodotta una vasta gamma di vini rossi e bianchi, soprattutto rossi, considerati tra i migliori al mondo, nonché, in molti casi, capaci di lunghi anni d’invecchiamento.

Secondo alcune fonti la vite era presente in questa zona già dal primo secolo, ma questo vino rimarrà ancora nell’oscurità per parecchi secoli, fino a quando nel XII secolo si sposano Eleonora d’Aquitania e il futuro re d’Inghilterra, Enrico II Plantageneto. Questo matrimonio segnerà il principio della svolta per i vini di Bordeaux. Si verrà a creare, infatti, un solido rapporto commerciale con l’Inghilterra, che coinvolgerà i vini bordolesi. Sei secoli dopo, i vini bordolesi sono ormai i vini preferiti dall’alta società londinese, aiutati anche dall’introduzione della bottiglia come contenitore per il vino al posto del tonneaux o la botte. Si viene così a creare il concetto che il vino pregiato deve essere conservato in bottiglia. Questo concetto non era soltanto dettato da un fattore pratico o estetico, bensì dalla consapevolezza che molti vini di Bordeaux erano capaci d’invecchiare molto bene, ma per fare ciò era indispensabile un contenitore capace di proteggere il vino dall’ossigeno.

Escludendo il periodo delle temibili malattie della vite, che ha colpito quella zona nel XIX secolo, Bordeaux passa per un periodo continuo di prosperità, come è testimoniato dalla celebre classificazione del 1855, che stabilì la gerarchia dei cru siti sulla riva sinistra della Garonne. Alla fine del XIX secolo, si verifica il primo vero problema per i viticoltori di Bordeaux. Spuntano nel mercato vari prodotti che utilizzano il nome di Bordeaux, approfittando del nome ormai celebre di questi vini. Per difendersi dagli attacchi della frode, i girondini elaborano una legislazione che delimita l’area della denominazione (1911), che verrà confermata nel 1936 dall’INAO (Institut national des appellations d’origine). Negli anni avvenire, oltre alla celebre classificazione del 1855, a Bordeaux se ne faranno delle altre classificazioni, con alterni successi, come i cru bourgeois del Médoc (1932), di Saint-Émilion (1954), dei vini delle Grave (1959) e dei cru artisans del Médoc (1994).

Il paesaggio vitivinicolo del Médoc è tracciato dalla confluenza di due fiumi: la Garonne e la Dorgogne. Questi, confluendo, formano l’estuario della Gironde, che caratterizza il terroir sia a est sia a ovest, soprattutto nell’ambito climatologico, ma anche geologico: il terreno, infatti, è formato sostanzialmente dal bacino alluvionale di questi due fiumi con un sostrato di ghiaia e sabbie ricche di ferro.

Il terreno è ciottoloso anche in superficie. Questo fattore rende il terreno particolarmente caldo e perciò adatto ai vitigni tardivi, grazie alla restituzione notturna del calore da parte di queste pietre bianche. Il terreno, inoltre, è ricco di calcari pirenaici che emergono a macchia di leopardo, ma anche di una grossa zona argillo-calcarea che diversamente dall’altra zona è decisamente più fredda; consentendo così maturazioni più lente e dunque ideali per i vitigni precoci: in questo caso si tratta del merlot, che viene vendemmiato una decina di giorni prima dei vari cabernet. Inversamente, nei terreni più caldi (quelli ciottolosi) sono impiantati i vitigni più tardivi: cabernet sauvignon e cabernet franc, ma soprattutto vengono piantati molto vicini dal suolo, in genere sui 50/60 centimetri dal suolo, per poter beneficiare del calore e della luce riflessa che rilasciano i ciottoli bianchi.

Più ci si allontana dalle sponde del fiume, meno ricco sarà il terreno di materiali ciottolosi e quindi il terreno sarà più idoneo al merlot e ai vitigni bianchi.

Ultima particolarità del terreno è la presenza di acqua a soli 5 metri sotto terra; questo spiega lo studio approfondito sui portainnesti che si è svolto a Bordeaux (tra cui lo studio dell’innesto su piede americano per debellare il problema della fillossera). Trovare degli innesti capaci di sviluppare radici in grado di perforare il terreno oltre i 5 metri, garantisce alla pianta risorse idriche in caso di annate siccitose. Infatti, a Bordeaux le vigne raramente soffrono di stress idrico. Le annate calde, come la 2003, qui hanno dato ottimi risultati, diversamente dal resto della Francia.

Ciò che risulta molto problematico ai consumatori non francesi è capire le denominazioni Bordeaux. A Bordeaux esistono tantissime denominazioni e i vini ivi prodotti portano in etichetta una di queste denominazioni e non il nome di Bordeaux. La denominazione Bordeaux e Bordeaux Superior è relegata soltanto ai vini di pronta beva. I vini migliori, invece, porteranno una denominazione più specifica, come per esempio Margaux o Pauillac, che sono vini coltivati a Bordeaux, ma non riportano la denominazione Bordeaux in etichetta, bensì quella della microzona.

(Giuseppe Manenti)

 

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it