“GRANDE RISPETTO PER IL DIBATTITO FRA I PARTITI MA LA DISCUSSIOINE NON PUO’ ESSERE INFINITA

Ho grande rispetto per il dibattito dei partiti, a partire
dal mio, sulla composizione del governo, ma tale dibattito non può essere
infinito e sopratutto non può ignorare il grande percorso di cambiamento
avviato in Sicilia. In un ragionamento paradossale, il tentativo dei partiti di
creare un’accelerazione al governo, rischia di bloccare l’azione riformatrice.
Qualsiasi ragionamento sulla composizione del governo non può prescindere da
alcuni punti fondamentali:

1 – I processi di discontinuità e novità avviati dall’attuale governo, a
partire dalla formazione, dal piano giovani, dalla lotta alla corruzione in
tutti i settori (formazione, sanità, territorio e ambiente, turismo, acqua e
rifiuti, beni culturali, infrastrutture etc), i processi di riforma e la
ricollocazione razionale delle risorse.
2 – I successi ottenuti nel campo della pianificazione risorse e
programmazione europea.
3 – Il grande lavoro di cambiamento all’interno della burocrazia in termini di
efficienza e trasparenza.
4 – L’attuale governo non è di tecnici ma di politici già concordati con i
partiti che non possono rimodulare continuamente le loro valutazioni.
5 – Che un governo stabile produce molto di più di un governo fragile ed
esposto ai continui cambi di assessori.
6 – Che il tema principale del rapporto tra i partiti e il governo sono gli
indirizzi generali di governo e i processi di riforme da realizzare in
parlamento.
7 – L’attuale governo non è disponibile a bilanciare con compensazioni
gestionali le criticità con rappresentanze numeriche a  singoli posti in
giunta.
8 – L’adesione al progetto originario, che ha dato origine alla candidatura
del presidente e la coerenza con quel progetto.
9 – Un piano con crono-programma associato, di riforme indispensabili da
realizzare, a partire da quella della burocrazia, di risparmi di spesa, la
lotta agli sprechi e la coerenza con gli indirizzi nazionali del governo Renzi
10 – Il rispetto del principio delle competenze e la condivisione delle
decisioni, l’autonomia del presidente senza la quale l’elezione diretta del
medesimo viene vanificata e viene meno di fronte ai cittadini, il principio di
responsabilità di chi compie gli atti.

Dal nostro insediamento si sono realizzate cose che non hanno precedenti nella
storia della Sicilia e non trovano neppure riferimento nelle attività di altre
regioni. E mentre i siciliani chiedono di proseguire, intensificando l’azione
intrapresa, nel dibattito politico emerge a tratti un tentativo di ritorno
indietro su molti aspetti, persino, che il rimpasto di governo sia un tentativo
di “rimpastare” il presidente, che non è “impastabile”. Quello che ho fatto e
continuo a fare da presidente è quello che ho concordato con i partiti e con i
cittadini che mi hanno sostenuto. Dalle elezioni non è venuta fuori una
maggioranza parlamentare, è compito dei partiti trovarla. Il governo non
inciucia, presenta progetti che sottopone a tutti e, su tali progetti, sulle le
leggi, chiede il voto parlamentare. Altri meccanismi non interessano a questo
presidente che fa politica, e la sua storia ne è testimone, per finalità
collettive e di interesse generale. Noto, nei partiti alleati, una
fibrillazione che non si giustifica rispetto all’ultimo rimpasto di governo. Da
quella data sono avvenuti solo fatti positivi: l’accordo sul patto di
stabilità, il superamento dell’impugnativa del Commissario dello Stato, la
messa in ordine dei conti, il consolidamento del risparmio, lo sblocco di
accordi importanti col governo nazionale, l’avvio nei termini previsti della
nuova programmazione europea, l’avvio del piano giovani. Il click day non può
essere strumentalizzato per verifiche di governo.

In una regione normale, si sarebbe chiuso con la verifica dei programmi informatici. Se gli assessori
fossero stati “politici”, avrebbero forse avuto il potere taumaturgico di
evitare il click day? C’è solo un piccolo problema, che questo presidente per
anni è stato estraneo a vicende della Regione ma non a quelle della politica.
La politica la fa da quando aveva 13 anni, con la sola logica di cambiare
l’ordine delle cose esistenti. Qualcuno non ci sta a questo cambiamento? Sono
pronto alla battaglia. Ci si confronti, si discuta ma vengo da un partito che
per prassi consolidata, prima di assumere decisione da comunicare all’interno,
non diceva all’esterno una sola sillaba. Mi trovo invece da giorni a dare
risposte agli organi di stampa su domande che io sconosco. Sono uno dei pochi
dirigenti nazionali del mio partito in Sicilia, non vengo neppure formalmente
invitato a una riunione alla quale per statuto posso partecipare di diritto,
anche se non convocato. Dovrei decidere io se andare e invece non vengo
invitato, in violazione totale dello statuto.

Nessuno può dire che le scelte
politiche generali del governo non siano concordate con la coalizione, le cose
non concordate sono le soprintendenze, i manager, i direttori amministrativi e
sanitari, gli incarichi di gabinetto, i direttori generali etc. Con tale
visione mi sono presentato agli elettori e tale visione ho proposto ai partiti.

Questi aspetti per me rimangono insuperabili. Sono stanco di vedere “soffrire”
taluni che mi pongono il problema di visibilità in un luogo o in un altro della
Sicilia. Ho un caratteraccio da questo punto di vista. Vorrei uscire
dall’esperienza di presidente, quando il popolo lo deciderà, riuscendo ancora a
guardare tutti i cittadini negli occhi e a guardare me stesso allo specchio con
tranquillità perchè in me prevale sempre un moto della coscienza che mi dice
“questo non lo posso fare”. I manager che dovremo nominare nelle Asp vacanti,
saranno nominati esclusivamente per competenza e saranno, purtroppo per loro
esclusi, tutti quelli che hanno chiesto segnalazioni. Il governo vuole essere
libero di valutare i dirigenti in assoluta autonomia e anche la politica deve
fare lo stesso. Tale autonomia, una parte della politica non l’ha dimostrata,
quando intervenendo sul Piano giovani ha ipotizzato future ingerenze del
governo su possibili assunzioni, che non ci saranno, da parte di alcune aziende
pubbliche e, poco ha avuto da osservare su questioni di legittimità di altro
tipo. La linea del governo è netta ed è quella di imporre un cambiamento
epocale alla Sicilia. Non mi sono candidato per le piccole mediazioni, mi fanno
schifo, non mi interessano e deteriorano i rapporti persino con chi me le
propone. Con me ci si confronta sui grandi processi di riforme. I partiti che
sostengono il governo hanno il diritto di proporre gli assessori, il presidente
ha il diritto di sceglierli.

Solo che questo diritto non può essere trimestrale, i processi di governo
necessitano di tempi medi e lunghi. Una Sicilia devastata dalla pratica
decennale del malgoverno, del malaffare, sottogoverno, della recessione
economica, dell’immobilismo burocratico, delle contraddizioni legislative
inaudite, di spese arbitrarie, necessita una linea che non può inseguire i
consensi ma punta alle trasformazioni che eliminano parassitismi e sacche
privilegio. Ciò provoca dissensi parziali, abbastanza diffusi negli apparati,
ma produce il consenso che, nell’attuale fase storica, vuol dire rigore,
mettere a posto i conti, responsabilizzare la macchina burocratica, riformare
il sistema e avviare un profondo processo di crescita economica, morale,
civile. Questa per me si chiama rivoluzione, chi non lo condivide lo dica”.

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