FERMATI 7 SCAFISTI EGIZIANI CHE IN YACHT TRASPORTAVANO 442 SIRIANI E PALESTINESI

Questa notte è stato eseguito il fermo di HANI SOLAH Abdel Aziz, nato Egitto il 01.03.1988, ABDALLAH Said Mohammad, nato Egitto il 01.01.1990, FATTOH Mahmoud Marzok, nato in Egitto il 12.12.1968, BASSAM Hussam, nato in Egitto il 05.05.1990, MOHAMMAD HAMISS Gabir, nato in Egitto il 01.01.1987, ROSTUM HASSAN R. Hassan, nato in Egitto il 01.10.1987 e MOHAMMED Hani, nato in Egitto il 20.09.1987, in quanto responsabili del delitto previsto dagli artt. 416 C.P. e 12  D.Lgs.vo 25.7.1998 nr. 286, ovvero si associavano con altri soggetti presenti in Egitto al fine trarne ingiusto ed ingente profitto compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari. Il delitto è aggravato dal fatto di aver  procurato l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di più di 5 persone; perché è stato commesso da più di 3 persone in concorso tra loro; per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale delle persone esponendole a pericolo per la loro vita e incolumità ed inoltre per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale le persone sono state sottoposte a trattamento inumano e degradante.

I fermati sono ritenuti essere responsabili di aver procurato l’ingresso in Italia di 442 migranti eludendo i controlli di frontiera, mettendo in serio pericolo di vita tutti i passeggeri provenienti dalla Siria, Palestina ed in minima parte Egitto (quasi tutti minori non accompagnati anche di 10 anni).

 

I FATTI

 

Alle ore 14:45 del 25 agosto la nave porta container “CMA-CGM AQUILA” riceveva chiamata telefonica dalla FM MRCC di Roma, al fine di procedere alle operazioni di salvataggio di un’imbarcazione che si trovava a sud di Creta carica di migranti ed in difficoltà. Nelle ore successive, ed esattamente alle 16:40 del 25.08.2014, l’unità di intervento riusciva ad avere il contatto visivo dell’unità clandestina. In seguito, e precisamente alle successive ore 17:00, l’imbarcazione veniva dapprima affiancata per poi, alle ore 17.10, dare avvio al trasbordo su di essa di tutti i migranti il cui numero complessivo era di 449.

A conclusione della citata fase, avvenuta alle successive ore 19:25, l’unità di intervento dirigeva verso il sito portuale di Pozzallo, lasciando il natante clandestino alla deriva per impossibilità di recuperarlo. Tutti i migranti, una volta trasferiti a bordo di una nave rimorchiatore dell’autorità portuale di Pozzallo, alle ore 23:30 del 26/8/2014 venivano trasbordati e quindi accolti al C.P.S.A. di Pozzallo.

 

 

ORDINE PUBBLICO ED ASSISTENZA

 

Le operazioni di sbarco al porto di Pozzallo venivano coordinate dal Funzionario della Polizia di Stato della Questura di Ragusa responsabile dell’Ordine Pubblico. A tali operazioni partecipavano 30 Agenti della Polizia di Stato ed altri operatori delle Forze dell’Ordine, la Protezione Civile, la Croce Rossa Italiana ed i medici dell’A.S.P. per le prime cure.

Sul molo anche i veterinari chiamati dai medici della sanità marittima per il gatto di una giovane palestinese fuggita dalla guerra con l’animale domestico. Non è stato semplice per il dirigente del servizio di Ordine Pubblico della Questura convincere la signora che doveva separarsi dal gatto per 10 giorni in quanto dovrà osservare un periodo di quarantena. Al termine di questo periodo l’animale sarà riaffidato alla giovane padroncina palestinese.

Completate le fasi di assistenza e identificazione da parte dell’Ufficio Immigrazione della Questura, i migranti venivano ospitati al C.P.S.A. di Pozzallo (RG).

Frenetica l’attività della Questura di Ragusa, già ieri sono stati trasferiti poche ore dopo lo sbarco quasi 200 siriani componenti di famiglie.

Il lavoro dell’Ufficio Immigrazione della Polizia di Stato è molto complesso e deve essere espletato in tempi ristretti così da permettere un immediato invio degli ospiti in strutture d’accoglienza.

Anche oggi sono in corso le operazioni di trasferimento di centinaia di migranti mediante ponti aerei.

La Polizia di Stato ha predisposto già il servizio di Ordine e Sicurezza Pubblica per la gestione di eventuali flussi migratori in arrivo.  

 

LE INDAGINI

 

Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Ragusa e del Servizio Centrale Operativo (Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato),con la partecipazione di un’aliquota della Compagnia Carabinieri di Modica e della Sez. Op. Nav. della Guardia di Finanza lavorando senza sosta per quasi 36 ore sono riusciti a trovare tutti gli elementi per fermare il consistente equipaggio egiziano che ha condotto uno yacht dalle coste egiziane fino a sud di Creta dove è stato soccorso su loro richiesta.

Le indagini sono iniziate ancora prima dell’arrivo della nave mediante lo scambio informatico di video ed immagini tra la l’equipaggio della nave e la Squadra Mobile di Ragusa che già rimaneva sorpresa dal fatto che questa volta il natante utilizzato fosse uno yacht di 26 metri bianco su tre piani anche se con 15 anni di età.

Alle ore 23.30 del 26 agosto iniziavano le operazioni di sbarco da un rimorchiatore messo a disposizione dell’Autorità Portuale di Pozzallo e gli investigatori con l’aiuto degli interpreti salivano a bordo per iniziare le indagini ed ascoltare i migranti. Sin da subito i sospetti ricadevano su un gruppo di egiziani che rimaneva compatto, dal quale tutti gli altri migranti si discostavano nonostante i tentativi vani di fingersi palestinesi (altro indizio per le indagini di Polizia Giudiziaria).

A bordo i migranti prima di scendere venivano separati per paesi di provenienza stante la diversità di trattamento amministrativo degli Egiziani (che vengono respinti alla frontiera) e dei siriani così come dei palestinesi che hanno diritto a presentare richiesta di asilo.

Il gruppo dei 40 egiziani (molti dei quali minori non accompagnati anche di 10 anni) tentava di fingersi palestinese ma grazie agli interpreti venivano subito smascherati ed identificati con fotosegnalamento e rilevamento delle impronte digitali da parte della Polizia Scientifica per la successiva espulsione mediante accompagnamento coatto in Egitto a mezzo di vettore aereo del loro paese.

Questa volta gli investigatori sapevano già che sarebbe stata dura, in quanto gli equipaggi egiziani sono sempre molto numerosi ed i testimoni che fuggono dalla guerra non hanno la forza e la volontà spesso di concentrarsi sugli scafisti, hanno raggiunto il loro obiettivo sono liberi e nel contempo psicologicamente provati per aver dovuto abbandonare forzatamente il loro paese.

Come al solito vengono attivate diverse tecniche d’indagine, si prova a far cadere qualcuno dei membri dell’equipaggio per farlo confessare, si iniziano le interviste con i migranti e si ricercano le prove mediante lo studio di foto e filmati in possesso dei passeggeri e degli stessi scafisti.

L’elemento che ha dato la svolta alle indagini è stata trovata proprio dai “selfie” degli scafisti che si erano fotografati mentre si trovavano in plancia comando, così come dei migranti passeggeri che forse per ricordo di chi li aveva condotti verso l’Europa avevano scattato “selfie” insieme ai membri dell’equipaggio.

Risultato? gravi indizi di colpevolezza a loro carico ed un aiuto per la Polizia per individuare gli scafisti e testimoni, coloro che dopo aver scattato i loro “selfie” non potevano dire non ho visto, non ero vicino al ponte comando, ero in stiva.

Subito dopo aver individuato i sospettati ed i testimoni iniziavano le lunghe fasi di riconoscimento mediante individuazione fotografica degli scafisti e la verbalizzazione di quelle drammatiche storie che hanno portato questi siriani e palestinesi a fuggire dai loro paesi.

Le indagini hanno permesso di appurare che i migranti sono partiti dall’Egitto da una piccola spiaggia vicino Alessandria e prima di cominciare il viaggi per l’Europa hanno cambiato barca 3 volte passando lungo la costa egiziana e caricando sempre più migranti fino a quando sono saliti tutti a bordo di uno yacht anni 90 su tre piani lungo 26 metri in buone condizioni. Come già constatato in altre occasioni gli egiziani partono solo quando il natante da loro individuato per raggiungere il punto in cui chiederanno i soccorsi è completamente carico, se non tutti i posti sono occupati non si parte, si perderebbe del denaro.

Il viaggio è durato almeno 13 giorni, i migranti erano stremati, durante le prime ore di interviste da parte degli investigatori si addormentavano, tanto che è stato necessaria un pausa di 5 ore per farli riposare, così da avere tempo per analizzare i loro “selfie” ed i loro video.

Lo studio e l’analisi del materiale informatico quando ci sono a bordo i migranti siriani è fondamentale in quanto permette di studiare le posizioni all’interno del natante ed individuare testimoni e presunti scafisti. Poi, si passa alle testimonianze che hanno permesso di cristallizzare il ruolo di ognuno dei membri dell’equipaggio, due capitani, due addetti ai motori e tre mozzi che si occupavano della gestione dei migranti a bordo, rispetto dei posti assegnati e distribuzione di quel poco cibo ed acqua portata al seguito.

Anche con gli scafisti si è provato a farli confessare ma riferivano di essere fuggiti dalla guerra, da Gaza, di essere palestinesi e di aver diritto all’asilo politico. Tra loro anche un egiziano che aveva vissuto già in Italia e dall’Italia era stato espulso, quando ha capito che non poteva più provare a prendere in giro gli investigatori ha detto “adesso chiamatemi l’avvocato”, io non parlo più. Così poi è stato fatto, l’avvocato è stato chiamato in quanto è obbligo di legge comunicargli che il suo assistito era stato arrestato.

La professionalità degli uomini che hanno svolto le indagini di Polizia Giudiziaria ha permesso di individuare anche questa volta l’autore di questo traffico di migranti ormai diventato un enorme businnes per gli organizzatori, in questo caso tutti egiziani.

Stante quanto dichiarato dai testimoni gli organizzatori hanno incassato 2.500 dollari a passeggero per un totale di oltre 1.100.000 dollari.

 

 

LE TESTIMONIANZE

 

Gli scafisti:

“noi siamo palestinesi, noi viviamo a Gaza siamo scappati dalla guerra, credeteci”.

Smentiti dagli interpreti e dagli stessi palestinesi che hanno chiamato in disparte gli agenti di Polizia per riferire che loro non erano palestinesi, loro erano egiziani.

 

Uno dei migranti:

“a causa dell’attuale conflitto tra i rappresentanti di Hammas e di Israele, nel corso del quale la mia abitazione è stata distrutta, ho deciso di entrare in Egitto e poi, da tale nazione, emigrare in Europa per raggiungere la Germania attraverso l’Italia. Tale viaggio iniziava circa 15 o 16 giorni orsono e una volta passata la frontiera con l’Egitto mi recavo direttamente ad Alessandria d’Egitto, ben consapevole che in tale centro avrei potuto contattare elementi delle consorterie criminali che organizzano i viaggi clandestini per l’Italia;

Nel corso del breve incontro, durato solo qualche minuto, con un organizzatore facevo presente che non era nelle mie possibilità corrispondere la somma richiestami per il viaggio e lo stesso, con tutta tranquillità, mi faceva presente che il problema sarebbe stato risolto tramite il suo uomo che opera su Gaza, il quale avrebbe ricevuto dai miei genitori la somma di 2.000 dollari Usa. A tal fine telefonavo a mio padre chiedendogli di compiere tale commissione, circostanza che veniva realizzata;

L’equipaggio di tale natante era composto da sette soggetti egiziani ed era lo stesso, come del resto il primo equipaggio, a provvedere ai nostri fabbisogni alimentari. Il cibo, che ci veniva distribuito solo la sera, era esclusivamente costituito da pane duro e formaggio e non riusciva a smorzare il morso della fame che ognuno di noi passeggeri ha accusato nel corso di tutto il viaggio. Anche l’acqua, dal gusto ripugnante, risultava insufficiente ai nostri fabbisogni attesa la razione che ci veniva distribuita, corrispondente solo a mezzo bicchiere. Relativamente alla libertà di movimenti sull’imbarcazione di noi passeggeri, eravamo costretti a rimanere al nostro posto anche se ci veniva permesso di andare in bagno senza chiedere la relativa autorizzazione. Ciò anche a causa della poca disponibilità di spazio. Per ogni altra cosa si doveva essere autorizzati da uno dei componenti dell’equipaggio. Tutti quanti noi passeggeri ci trovavamo sulla coperta dell’imbarcazione. Sovente gli elementi dell’equipaggio usavano ingiuriare e minacciare noi passeggeri in maniera del tutto gratuita o a causa di insignificanti fatti”.

 

LA CATTURA

 

Le indagini condotte dagli investigatori durate 28 ore continuative, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto i responsabili del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa gli investigatori hanno catturato tutti i membri dell’equipaggio che dopo le formalità di rito e l’identificazione da parte della Polizia Scientifica sono stati condotti presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea impegnata in prima linea sul fronte immigrazione, considerato che dopo il fermo iniziano tutte le fasi processuali particolarmente complesse.

 

 

BILANCIO ATTIVITA’ DELLA POLIZIA GIUDIZIARIA

 

Sino ad oggi, solo nel 2014 sono stati arrestati 109 scafisti e sono in corso numerose attività di collaborazione con le altre Squadre Mobili siciliane della Polizia di Stato (coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine) al fine di permettere scambi informativi utili per gestire indagini sul traffico di migranti dalle coste del nord Africa a quelle Italiane.

 

 

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