LE GOCCE DI MEMORIA DEL “SIGNORE”…

Leggo per caso uno scritto di un vecchio “signore” che nel bene e nel male è stato protagonista della vita pubblica della città di Vittoria nel quale lamenta di “un ceto politico senza memoria e senza spina dorsale”.

Io sommessamente credo che il problema della città di Vittoria stia proprio nella impostazione che questo “signore” continua a dare alla sua azione politica e culturale improntata alla violenza verbale fuori misura derivante dalla sua onnipotenza che lo porta a pensare parafrasando il re sole “la politica sono io”, questo pensiero è stato e continua ad essere devastante perché non ha consentito la nascita e la crescita di un gruppo dirigente degno di questo nome, anche perché chi non vive di politica e la fa solo per passione e quindi non in maniera totalizzante è spiazzato da questa modalità che fa della contumelia, dell’allusione, del fango gettato continuamente su tutto e su tutti quelli che non seguono il suo verbo il primum movens.

Ma andiamo con ordine e torniamo alla “memoria” storica, recente e meno recente, tanto per dire  come stanno le cose se si vogliono ricordare fatti e circostanze non a convenienza, more solito, ma oggettivamente.

Io sono stato eletto per la prima volta nel 1985 al consiglio comunale ero segretario della federazione giovanile comunista e presidente del circolo ARCI, il Partito, l’allora glorioso PCI, volle con voto democratico che svolgessi la funzione di assessore nel 1986 e nel 1989 di Sindaco, riconfermato a furor di popolo nelle elezioni del 1990 nelle quali pur essendo costretto ad accettare, democraticamente, il terzo posto in lista mi videro scavalcare il secondo. Poi la mia professione di medico nel 1991 non mi ha consentito di continuare a svolgere l’attività amministrativa per una incompatibilità voluta dal legislatore regionale, dichiarata in seguito incostituzionale, e svolsi il ruolo di segretario del partito e di capogruppo consiliare fino al 93 epoca in cui arrivò la legge sull’elezione diretta del Sindaco, ricordo la riunione in cui si decise la candidatura di Lucifora come figura di mediazione tra me e Monello che legittimamente aspirava a farlo. Candidato al consiglio comunale con Lucifora Sindaco e gestendo direttamente, come segretario del partito, la fase delle alleanze con la “rete” e altre liste civiche, dando vita al “Forum”, in pratica un passaggio delicato e  decisivo al fine di far avanzare una nuova classe dirigente amministrativa e politica alla guida della città, con Lucifora in giunta ricordo Salvatore Garofalo, Piero Gurrieri, Peppe Cannella, Filippo Cavallo, e così via. Rieletto in consiglio comunale fui eletto presidente dell’assemblea consiliare, ma appena dopo qualche mese, cade il governo regionale di cui il “signore” faceva parte e lo stesso decide di candidarsi al parlamento nazionale nel 1994 senza discussione mettendo di lato il deputato uscente Monello e chiunque altro avesse pensato legittimamente di farsi avanti, io non sono stato d’accordo con quest’impostazione e il giorno dopo le elezioni prima di conoscere il risultato elettorale rassegnai le dimissioni da Presidente del consiglio comunale e da consigliere; sappiamo come andò a finire, il “signore” fu travolto dall’ondata berlusconiana e Vittoria fu rappresentata in parlamento per la prima volta da un deputato ex missino. Lucifora pensava che questo gli avesse consentito di essere riconosciuto come leader, ma non fece i conti con le sollecitazioni e gli attacchi continui del “signore”, ma soprattutto col suo carattere debole che nel culmine della battaglia politica lo portò a dimettersi da Sindaco travolgendo se stesso e tutta una generazione di giovani amministratori. Io che ho sempre creduto nell’organizzazione partito e nella sua capacità di autodeterminarsi democraticamente condussi la battaglia per l’elezione a sindaco di questo “signore” non vedendo alternative e ciò avviene nel 1995 con un risultato plebiscitario, questo lo porta a farlo dimettere da deputato regionale un anno prima della fine della legislatura lasciando il posto al secondo degli eletti, il comisano Zago. Ma è a questo punto che comincia una deriva leaderistica e assolutistica nella guida della città che la porta ad un isolamento di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze, per dirla tutta il suddetto “signore”ha cominciato a servirsi degli assessori “alla Dezio”, allora esperto sui temi dell’urbanistica e suo factotum, tra tanti solo per fare un esempio ricordo un certo Giancarlo Floriddia utilizzato per stoppare la mia possibile elezione all’ ARS nel 1996, candidatura,la mia,voluta democraticamente e a maggioranza dal comitato comunale dell’allora PDS, facendogli vincere fantomatiche primarie democratiche dei “duecento contro duecento”  inventate da lui e ancora facendolo diventare in seguito segretario del PDS, mentre al sottoscritto assieme ad altri si impediva di entrare dentro la sede del partito.  Nel 2001 dopo aver sostenuto la candidatura di Monello contro la sua che si candiderà per la terza volta a Sindaco,  mi candido ancora una volta e vengo eletto al consiglio comunale dopo un breve periodo faccio il capogruppo dei DS e gestisco il gruppo cercando di evitare sbandate e frenando i furori di un ceto politico spesso asservito solo per auto garantirsi, un esempio per tutti riesco a bloccare in consiglio comunale assieme per la verità a Curciullo e Lombardo “l’operazione derivati finanziari” proposta dalla BNL, che consentiva di ristrutturare il debito e di avere denaro fresco nelle casse comunale affondando definitivamente il comune portandolo al dissesto come avvenuto in tanti comuni italiani. Nel 2006 cerco di resistere alla proposta insistente di candidarmi a sindaco sapendo che il “signore” e tutto il suo entourage appoggiava il vicesindaco dell’epoca, ma cedo di fronte ad un ulteriore voto democratico del partito e alle pressioni dei miei amici riunitisi in un comitato che sfocerà nella lista civica “progettiamo una città nuova” dopo che il “signore” vietò di farla chiamare col mio nome e conduco una battaglia sbilanciata e piena di contraddizioni che comunque mi dà un ottimo risultato, ma non mi fa arrivare al ballottaggio, considerato che lui sotterraneamente e via via in modo spudorato appoggiava il Sindaco attuale fino al famoso comizio conclusivo della campagna elettorale alla villa comunale dove ha uno scontro per quanto detto con Peppe Mustile. Tralascio il 2011 con la candidatura del “signore” a Sindaco e con il suo appoggio, non riuscendo ad arrivare al ballottaggio, al candidato della destra, quella si clientelare e parassitaria, di Incardona; non voglio parlare della sua nomina ad assessore nella giunta regionale del pregiudicato Lombardo, voglio solo ricordare l’intervista del suo collega di allora Andrea Vecchio. Il resto è storia dei giorni nostri, io riconosco al sindaco Nicosia di aver gestito il “baraccone” ereditato non sempre in maniera felice, ma di averlo fatto assumendosi le sue responsabilità e dimostrando di avere una sua autonomia che non gli avevo riconosciuto a suo tempo  e soprattutto devo dargli atto di avere saputo resistere agli attacchi subdoli e continui di questo vecchio “signore” che ancora oggi si crede al centro del mondo.

Io continuo a svolgere, nei limiti delle mie possibilità,  liberamente e nulla sottacendo, naturalmente non scevro da errori e condizionamenti, il mio ruolo politico e istituzionale con umiltà e senza nulla pretendere, non sparando nel mucchio e non abbaiando alla luna, cercando di correggere quelli che mi sembrano errori e indicando strade e strategie inclusive per la nostra comunità e a pensare che non c’è alternativa ad una leadership plurale.

Naturalmente sono solo gocce di memoria, potremmo approfondire e delineare meglio.

 

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