OGGI E’ ANDATO ALLA CASA DEL SIGNORE MONS. CAMELO TIDONA

Don Carmelo Tidona, Parroco della Cattedrale  San Giovanni Battista di Ragusa, da vent’anni. Il sacerdote, che il 7 maggio scorso ha compiuto 75 anni, era stato ordinato nella Chiesa Cattedrale il 15 agosto del 1963 da Mons. Francesco Pennisi,  Vescovo della Diocesi di Ragusa. A 24 anni l’ordinazione sacerdotale. Il primo incarico fu alla parrocchia San Giuseppe di Giarratana ( RG ), poi la nomina a parroco alla chiesa di San Giovanni Battista di Monterosso Almo ( RG ). Era il marzo del 1965. Vi rimase per quattro anni prima di ricoprire l’incarico di rettore della Chiesa delle Suore Giuseppine, a Ragusa, Adesso Parrocchia Beato Clemente . Nel frattempo arrivarono alcuni incarichi di Curia: Vicario Episcopale per gli affari economici nel 1974, nel 1977 componente della commissione di arte sacra, l’anno successivo la presidenza della Fondazione San Giovanni Battista. Quest’ultimo incarico lo ha tenuto fino allo scorso anno, passando poi il testimone al Dott. Tonino Solarino. Oltre alle attività pastorali, anche quelle dell’insegnamento di religione cattolica nelle scuole di stato. Dal 1980 ha avuto l’incarico di docente di Storia della Chiesa all’Istituto teologico, presso il nostro seminario Vescovile di Ragusa. Il momento certamente più importante, almeno per quanto riguarda gli incarichi di Curia, nel novembre del 1983, a Vicario Generale della Diocesi di Ragusa, incarico datogli da parte del vescovo di allora, Mons. Angelo Rizzo, Vescovo della nostra Diocesi di Ragusa. Incarico che tenne,  fino al 12 aprile del 2012 quando il nuovo attuale Vescovo, Mons. Paolo Urso, Vescovo della Diocesi di Ragusa attualmente in carica , affida tale incarico di Vicario Generale della Diocesi a Don Salvatore Puglisi. Tornando alle attività pastorali, nel 1987, Don Carmelo Tidona venne nominato rettore della Chiesa dell’Addolorata di Ragusa, mentre il 20 dicembre del 1993, vent’anni fa, Mons. Angelo Rizzo gli affidò la cura della Parrocchia Cattedrale. Dopo con periodi di salute cagionevole e diversi ricoveri ospedalieri, sempre attento alla cura pastorale della sua Parrocchia Cattedrale, accetta la volontà del Signore, abbracciando definitivamente la sua malattia, in comunione con la Croce di Cristo Signore, e l’intercessione del Patrono San Giovanni Battista di cui ne era devotissimo.  

Preghiera composta da Don Carmelo Tidona Parroco della Cattedrale

A noi che cerchiamo
il senso della vita viene
incontro il Risorto.
A noi che siamo atterriti
dalla morte
il Risorto dona la vita.
A noi che siamo afflitti dalla
sofferenza e dalle malattie
il Risorto promette il Paradiso
e la gioia eterna.
A noi che guardiamo solo la
terra
il Risorto ci invita a guardare
e contemplare Dio Padre
nel Regno dei cieli.
A noi che siamo implicati in
mille problemi della quotidianità
e ci preoccupiamo di che
mangiare, di che vestire, delle
abitazioni, del lavoro,
il Risorto ci rincuora invitandoci
a confidare nel Padre che
conosce le nostre difficoltà.
Uniamoci al Risorto
per risorgere con Lui.

Il desiderio del cuore degli uomini, in senso assoluto, è vedere e contemplare Dio così come Egli è. Analizzando il dinamismo delle aspirazioni e delle speranze notiamo, sempre, che in essi è insito un certo slancio verso qualcosa, o qualcuno che gratifica con l’appagamento interiore. Spesso la sazietà interiore e la beatificante quiete sono fugaci e passeggere quasi come un indicatore per andare oltre le barriere del tempo e dello spazio. Nel nostro intimo è impresso in modo misterioso e potente il desiderio di Dio. Per quanto progetti e stili di vita possiamo intraprendere è sempre il Signore che ci manca,è il cammino senza un’apparente meta. Non possiamo pretendere di possedere Dio in modo esaustivo, perché siamo creature limitate. È in nostra facoltà arrivare alla pienezza del desiderio soprannaturale, per quanto è dato ad ogni singola creatura. Carissimi Fratelli e sorelle, In certi momenti dell’esistenza ci interroghiamo e ci diciamo: su che cosa poggia la nostra esistenza? A volte si perde l’orientamento essenziale: dove va la nostra vita? Sono gli interrogativi esistenziali che coinvolgono la vita di una persona, della famiglia e della società. Dinanzi ai mali sociali ci scoraggiamo a tal punto da non vedere alcuna uscita di sicurezza. La corruzione, la superbia dei prepotenti, la violenza dei più forti, le ingiustizie spicciole e quelle che vengono elevate a sistema, scoraggiano profondamente tutte le persone e specialmente i più giovani. Talvolta sembra di introdursi in un deserto in cui ogni speranza è morta ed ogni richiamo dell’alto è impossibile. Molti affermano, per tradurre uno stato d’animo, di essere entrati in una strada senza sbocchi, in un vicolo cieco dell’intelligenza e della volontà. Ma Gesù Risorto ci dice che ha vinto il mondo. Ci viene incontro nella veste di vincitore del peccato e della morte, di debellatore dei mali che più affliggono ogni persona. Non ci distoglie dalle sofferenze, dalle malattie, dai patimenti in quanto Egli stesso ha voluto farsi simile a noi in tutto eccetto il peccato. L’Uomo Dio, il Verbo Incarnato non ha voluto evitare la passione e la morte, sebbene come uomo sentisse l’amarezza del travaglio del dolore e della morte. In questi momenti non ha esitato affatto di rimettersi nell’amore del Padre e nella Sua Santa volontà, l’unico motivo della sua missione cioè fare la volontà del Padre, operare e parlare come il Padre gli suggeriva. Gesù Cristo non ha trascurato mai l’affidamento totale al Padre. Se noi desideriamo uscire dal ginepraio dei problemi che tormentano la nostra esistenza dobbiamo affidarci al Risorto e con Lui affidarci al Padre. La speranza sorgerà in noi quando sentiremo profondamente di essere amati a tal punto che il Padre ha mandato il Figlio per ognuno di noi, fossimo pure peccatori e indegni. Non solo, ma nel suo piano d’amore era prevista la salvezza nostra a prezzo del sangue di Gesù Cristo e della sua morte. Il piano della salvezza ha un unico punto risolutivo nella Resurrezione di Cristo e della nostra in quanto uniti a Cristo. San Paolo, nelle sue difficoltà affermava “So a chi mi sono affidato”, cioè a Cristo. Affidiamoci ed uniamoci al Cristo che muore e risorge. Questa è la nostra salvezza e la nostra gioia eterna. Viviamo il mistero di Cristo per dare senso alla nostra vita.  Non si può, tuttavia, accusare gli altri senza battere il nostro petto e iniziare la conversione da noi stessi. Se vogliamo cambiare gli altri, per prima cambiamo noi stessi. La trasfigurazione personale, che oltrepassi le idolatrie varie alle quali siamo alleati, deve indurci ad un radicalismo evangelico. Gesù al centro della nostra vita e della comunità ci solleva dal male e ci porta verso l’alto. È un programma di trasfigurazione totale. Che la Trasfigurazione di Gesù cambi il cuore degli dei cristiani e di tutta l’umanità. Saliamo sul monte!  Vi saluto in Cristo.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it