CORSA AD OSTACOLI …

Ha appena incardinato il bonus di 80 euro per i lavoratori con reddito da 8 a 26 mila euro azzerando le polemiche relative alla copertura finanziaria che avevano tenuto banco nell’ultimo mese ed ecco che all’orizzonte si addensano le nubi della fronda interna al PD che in commissione lavoro alla Camera dei deputati ha modificato il decreto Poletti e che al Senato ha presentato la proposta Chiti per mantenere l’elezione diretta del Senato.

 

Renzi pur essendo legittimato all’interno del PD da un consenso plebiscitario si deve misurare con i gruppi parlamentari in cui la maggioranza è costituita dal gruppo di ispirazione “bersaniana-cuperliana” (in Commissione Lavoro alla Camera addirittura su 21 componenti PD ben 11 sono ex esponenti sindacali), e la sensazione è che costoro vogliano utilizzare questo “vantaggio” come elemento di potere contrattuale per condizionare pesantemente la segreteria e il governo.

 

In realtà su questa dinamica tutta interna al PD si innestano dinamiche pericolose nell’ambito della maggioranza (Alfano richiede il ritorno al teso originario del decreto lavoro) e, cosa ancora più problematica le “scorrerie” parlamentari delle opposizioni che utilizzano la crepa interna al PD e alla maggioranza per insinuarsi alimentando la frattura. Persino i “cittadini” del M5S che proclamano a gran voce la loro “diversità” dai politici navigati non disdegnano di derogare disinvoltamente alla loro “granitica coerenza” dichiarandosi pronti a votare il testo di Vannino Chiti che elimina il bicameralismo perfetto, ma mantiene il Senato ad elezione diretta … (ma non si dichiaravano strenui difensori del bicameralismo perfetto?). 

 

Li “tafazzismo” sappiamo essere endemico al PD, ma stavolta un po’ stupisce che la sinistra, di solito così solerte a richiamarsi alla disciplina di partito (per la verità molto più solerte quando era in maggioranza), ora finge di ignorare che certe battaglie interne (assolutamente motivate e pertinenti quando si svolgono all’interno degli organismi di partito), quando vengono svolte in sedi “esterne”, ancorché istituzionalmente deputate, rischiano di prestarsi a strumentalizzazioni finalizzate non al miglioramento del prodotto legislativo, ma all’indebolimento della carica riformatrice che questo PD ha imboccato come unica via per “risalire la china”.  

 

La prova del nove di tutto questo è la composita aggregazione che sta coagulando intorno alla proposta di Chiti: minoranza PD, M5S, falchi Forza Italia. Chiaramente una aggregazione “contro”, con scarsa credibilità di motivazione “istituzionale” …

 

Renzi peraltro è perfettamente consapevole del fatto che il rilancio continuo è il suo punto debole (specie quando all’annuncio non segue “con immediatezza” il provvedimento), ma contemporaneamente costituisce l’unica assicurazione per la sopravvivenza dell’esecutivo e per arginare lo smottamento verso il non-voto o verso il voto di protesta che in momenti di crisi profonda costituiscono una china assolutamente normale.

Ed infatti continua deciso nella sua corsa a tappe già annunciata: entro il prossimo mese la proposta di riforma della pubblica amministrazione!

Questa a mio avviso è la riforma più necessaria e gravida di conseguenze per il nostro Paese per le conseguenze sia economiche che culturali che ne deriverebbero.

Bisogna riconoscere che a Renzi la tenacia e il coraggio non difettano anche se ha dovuto cambiare specialità: da corsa a tappe a corsa ad ostacoli!

 

 

 

 

 

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