LA SPERANZA HA DUE FIGLI BELLISSIMI …

Siamo tutti smarriti e preoccupati. I giovani sono smarriti per il futuro, le famiglie per i propri figli. C’è preoccupazione per una crisi che – per i più deboli e anche per il cento medio – non finisce, anche perché non si rimette nulla in discussione veramente. C’è preoccupazione per un degrado sociale che viene facile imputare a qualcuno mentre è frutto di anni di dismissione educativa e di disattenzione alle tradizioni che ci fanno uomini (pensiamo alla scuola e allo smarrimento del fine educativo). Ed è incerto il rinnovamento anche nella Chiesa (non basta esaltare papa Francesco, occorre coglierne e tradurre in pratica la sua ispirazione di vita evangelica!). C’è poi il Muos, un grave pericolo per la salute nel nostro territorio che non ci vede abbastanza vigili. E però non c’è solo questo. Ci sono nuove opere di bene e di bellezza che nel silenzio stanno nascendo: il Villaggio del Magnificat tra Modica e Pozzallo come luogo di accoglienza e di presenza di famiglie aperte, ma anche di preghiera e di educazione alla solidarietà; il rafforzamento della rete di housing sociale; i gruppi di acquisto solidale a Crisci ranni. E, nella mostra delle foto delle scuole e nella scrittura creativa dei giovani in preparazione al rito Crisci ranni del prossimo 3 maggio, c’è l’idea di una città “il cui nome – come hanno scritto dei giovani – mai si vuole strappare dal cuore” e “il cui destino sta a noi cambiare”. E dalla città di Modica e diocesi di Noto proviene il nuovo vescovo di Piazza Armerina che si è portato nella sua “valigia” ideale come tesoro prezioso l’invito di un ragazzino a non dimenticarsi dei poveri, invito che ora sta traducendo in uno stile di mitezza e ascolto che colpisce soprattutto i giovani. E, allora, i nostri auguri di Pasqua si riempiono di sostanza, non diventano un generico ottimismo ma un grido di speranza. Che vogliamo dirci con la consapevolezza che aveva Agostino di Ippona quando affermava che “la speranza ha due figli bellissimi: lo sdegno per come vanno le cose, il coraggio per cambiarle”. Ecco, ci auguriamo di vivere così questa Pasqua e tutto il tempo pasquale per immettere nelle nostre città e nel mondo energie di bene e di verità. E farlo – come si apprende dalla vita, morte e resurrezione di Gesù – con personale coinvolgimento di noi stessi, autenticato da quegli eccessi che rendono effettivo l’amore e dall’accettazione delle nostre fragilità che ci rendono più comprensivi verso tutti, e con totale affidamento al Padre che tutti ama, attende, abbraccia con una consegna massima di fiducia nella nostra libera corrispondenza.

 

 

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